9 Febbraio 2008 di Daniele Frulla
Informatica ….. questa sconosciuta materia per il legislatore.
Per un sedicente tecnico come il sottoscritto stare dietro all’informatica non è facile; immaginate il legislatore che rischia di trasmettere la sua incapacità di capire come funzionino le tecnologie alla collettività e con una delle sue ultime trovate come la tassa sulla copia di hard disk sottoposti a sequestro, può contribuire a cancellare il diritto alla difesa in un procedimento penale.
La storia narra che un legale per difendere un imputato in una indagine che ha portato al sequestro del computer del suo assistito si è recato in un compartimento della Polizia Postale per ottenere una copia certificata dell'hard disk contenuto nel computer.
Si tratta di un diritto fondamentale della difesa per stabilire una strategia difensiva, verificare l'integrità dei dati, recuperare informazioni utili per il proprio lavoro, analizzare su quali basi certe tesi potranno affiorare nel corso del procedimento, rilevante in ogni contesto, tanto più se di natura penale. Anche perché generalmente di norma, un consulente che esegue una copia tecnica di un dispositivo, ne produce quattro copie (una come originale, una per l’accusa, una per la difesa ed una su cui eseguire l’analisi). La copia certificata dell'hard disk non viene fornita d'ufficio e viene prodotta solo su richiesta e a carissimo prezzo. Tutto questo grazie al Testo Unico sulle spese di Giustizia nel quale viene chiaramente indicato che un CD-R (circa 640Mb) sul quale vengono riprodotti i dati costa all'imputato esattamente 258,23 euro. L'articolo 269 impone il pagamento in contanti!!! Ciò significa che al cittadino con un reddito medio, a cui sia stato sottoposto a sequestro un Hard Disk da 100GB, dovrebbe pagare circa € 40,000.00, ossia diritto negato, a meno di non violare ulteriormente la legge ed andare a rapinare una banca.
Oltre al danno anche la beffa, perché può accadere che il supporto venga riconsegnato anche dopo 7 anni, e questo si potrebbe ripercuotere sull'attività lavorativa del soggetto, sui suoi contenuti privati (foto e dati privati) del tutto estranei al procedimento, ma ugualmente resi indisponibili.
Il problema è rappresentato dal fatto che gli italiani devono guardarsi da norme incomprensibili, infilate all'interno di leggi che all'apparenza non si occupano di tecnologia e delle sue conseguenze. Siamo una società tecnologica che non riesce a cavalcare il cambiamento a causa dell'incapacità del Legislatore che non riesce a far fronte al mondo che cambia.
Fonte: www.newstechnology.eu
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