18 Giugno 2008 di Daniele Frulla
Se la società di software decidesse per la soluzione 1. (liberissima di farlo, a patto che il programmatore sia bravissimo!), si troverebbe a dover pubblicizzare un prodotto che presto avrà problemi perchè la fretta è sempre cattiva consigliera.
Molti tra i software che attualmente sono in circolazione sono spesso oggetto di patch che correggono bugs, magari perchè il programmatore ha prestato poca attenzione a qualche controllo su qualche variabile del sua prodotto.
La soluzione 2. è sicuramente più coerente se la società non vuole gettarsi nell’impresa di generare software che presto andrà nel dimenticatoio. Richiede comunque tempo ed una buona analisi di programma, valido per quelle aziende che non hanno fretta, ma cercano un prodotto di qualità.
Le soluzioni 3. e 4. sono connesse tra loro. Prima di produrre un proprio software è sempre bene guardarsi un po’ attorno, cercare ovunque. Magari si può trovare la soluzione al proprio problema sotto i propri occhi.
Le comunità Open Source sono spesso la soluzione. Una società può contribuire allo sviluppo del sottware libero ed usufruirne per ricavare profitti. E’ questa la strada intrapresa dalle più grandi aziende tra cui Google che appoggia numerosi progetti open source, la Sun che ora ha acquisito MySql e VirtualBox di Innotex, Linux il grande sistema operativo utilizzato persino dalla Nasa che ha dato vita ad innumerevoli comunità open source.
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Fonte: www.newstechnology.eu
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